In Milano, in via Fatebenefratelli, nello studio del notaio Dr. Roberto Manfredini, l’11 novembre 1963 gli esecutori testamentari Raffaele Lampugnani ed Attilio Bianchi sottoscrissero l’atto costitutivo dell’Istituto di Beneficenza e di Assistenza che Rosa Ferrario, defunta 11 mesi prima, aveva voluto quale suo unico erede universale. L’Istituto, eretto in Ente Morale, fu definito Fondazione Ferrario con sede in Vanzago. Gli esecutori testamentari definirono scopi e statuto (19 articoli) e dotarono la Fondazione di un patrimonio, allora valutato intorno al miliardo e ottocento milioni di lire, costituito da tutti i beni mobili ed immobili lasciati da Rosa Ferrario. 

Ma quale istituzione? Erano le difficoltà che assillavano gli esecutori testamentari, i quali sentirono immediatamente la necessità di chiedere illuminati consigli a livello più autorevole, nel timore di tradire la volontà di Rosa, come per evitare errori di impostazione che in seguito nel tempo avrebbero potuto recare pregiudizi al loro operato. 

Consigli vennero da più parti. 

Il francescano padre Zucca del convento di S.Angelo di Milano, ultimo confessore di Rosa Ferrario, proponeva di devolvere il fondo alla Fondazione Internazionale del “Premio Balzan” di cui era presidente. L’arcivescovo di Milano, Cardinale Montini, in seguito Papa Paolo VI, opinava per una specialità pediatrica presso la clinica Gemelli di Roma. 

L’Istituto Tognolo ed altre persone, tra cui il monsignor Marco Ceriani, pensavano alla creazione di borse di studio in premio a lavori qualificati e degni di menzione sulla psicologia infantile. Senonchè gli illustri notai Manfredini e Guasti, interpellati in proposito, rispondevano che queste destinazioni erano fuorvianti rispetto alla volontà della testatrice. Nel 1962, quando Rosa Ferrario era ancora in vita, era scoppiato l’allarmante fenomeno dei bambini focomelici che venivano al mondo malformi ed handicappati per via dell’indiscrimiato uso di un farmaco, il talidomide.

Rosa Ferrario ne era rimasta sconvolta.Una particolare attenzione verso l’infanzia c’era sempre stata nelle sorelle Angelina e Rosa e ne fa fede la cura che hanno sempre avuto per gli asili di Pregnana, Vanzago e Mantegazza. Perdipiù da una parte faceva leva lo struggente ricordo della immatura perdita del piccolo Achille, l’atteso frutto di nozze di Angelina e Giuliano Gattinoni; dall’altra quello di una prole mancata che non confortò mai la sorella Rosa sposatasi in età matura. 

La decisione finale nella scelta degli scopi dell’istituenda Fondazione fu presa nell’estate del 1963. 

L’articolo 2 dello Statuto recitava: “La Fondazione Ferrario ha per scopo l’istituzione di un centro specializzato per bambini della provincia di Milano avente in linea principale la ricerca e l’applicazione in campo medico e chirurgico dei metodi più efficaci per la cura e l’assistenza gratuita della fanciullezza dei ceti meno abbienti. Medici e scienziati di ogni nazionalità, senza esclusione alcuna, potranno collaborare al conseguimento dello scopo benefico di cui sopra con particolare attenzione a quelle forme morbose e congenite che richiedono mezzi e strumenti terapeutici di lunga e costosa applicazione e di attrezzature scientifiche di alto valore”. 

La decisione presa nell’estate del 1963 rappresentava sicuramente un programma indubbiamente allettante ma forse anche troppo ambizioso in considerazione dei mezzi a disposizione. Quell’idea, temeraria e probabilmente utopistica venne quasi subito accantonata. Per soddisfare le mutate necessità della zona, il 31 maggio 1968 il consiglio modificò l’art. 2 dello statuto dando nuovi scopi alla Fondazione: “ASSISTEREMO GLI ANZIANI ISTITUENDO PER LORO ADATTO LUOGO DI RIPOSO”